Sistema sangue italiano, cosa dice il Rapporto ISTISAN 2021
Il documento, elaborato dal Centro nazionale sangue, fa il punto sull’attività trasfusionale effettuata nell’anno post pandemia. I dati confermano una ripresa generale, ma la priorità è intervenire sul numero delle donazioni
Il sistema sanitario italiano ha retto l’urto della pandemia e, nonostante le difficoltà generate dal Covid, nell’anno post emergenza le attività, in particolare sotto il profilo trasfusionale, sono tornate a crescere. È questa la fotografia scattata dal Rapporto ISTISAN 2021 intitolato “Sistema sangue italiano: i dati di attività, emovigilanza e sorveglianza epidemiologica”.
Il documento (scaricabile e consultabile integralmente a questo link), elaborato dal Centro nazionale sangue, conferma come nel nostro Paese si sia riusciti a garantire l’approvvigionamento necessario di sangue ed emoderivati per soddisfare le esigenze dei pazienti. Dal numero di donatori alla raccolta del plasma destinato alla produzione di medicinali plasmaderivati, una serie di tabelle, numeri e grafici che, regione per regione, offrono un quadro completo sugli aspetti da preservare e gli ambiti su cui intervenire.
Nel corso 2021 il Friuli Venezia Giulia si è confermato come la regione con il più alto numero di donatori ogni mille abitanti: la percentuale è del 37,95, in crescita, seppur di poco, rispetto all’anno della pandemia. A seguire ci sono la Provincia Autonoma di Trento (33,69) e la Sardegna (33,51). In termini di donazioni assolute il podio cambia.
Per sangue intero e donazioni in aferesi, infatti, le Marche sono il territorio italiano in cui si dona di più ogni mille abitanti: la percentuale è del 67,81 su una media nazionale del 51%. Anche qui il Friuli si conferma regione virtuosa (66,23) con a seguire l’Emilia Romagna (65,31). Un dato che fa riflettere è tuttavia quello della Provincia Autonoma di Trento. Se al secondo posto per numero di donatori, qui la media del 49,86 pone il territorio addirittura al di sotto della media nazionale (51): discorso completamente inverso, invece, per la Sardegna che, pur essendo dietro come numero di donatori, riporta un indice di donazione più alto. Tutto questo quindi cosa significa? Che avere un numero elevato di persone che donano non sempre è garanzia di un numero altrettanto elevato di donazioni: la differenza è data dalla frequenza con cui si compie questo gesto di generosità.
E i giovani? Secondo il Rapporto ISTISAN, la media italiana dei donatori tra i 18 e i 25 anni di età ogni mille abitanti è del 3,39%. Il Friuli Venezia Giulia è la regione in cui questa sensibilità è maggiormente sviluppata, con una percentuale del 5,98: il podio è poi completato da Emilia Romagna e Puglia. È invece la Valle d’Aosta la regione più “rosa”, con il 36,75% dei donatori totali che è composto da donne, seguita da Campania (36,19) e Toscana (35,89).
Lo dicevamo in precedenza: a fare la differenza è la frequenza con cui si dona. Il Molise è la regione che ha la percentuale più alta di donatori periodici ogni mille abitanti (19,43), un dato altissimo se pensiamo che la media nazionale si attesta sul 9,92. Secondo e terzo posto, rispettivamente, per le Province Autonome di Bolzano (16,22) e Trento (16,03).
Come ha commentato il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, «il Rapporto ISTISAN conferma prima di tutto l’importanza che il valore gratuito delle donazioni periodiche e volontarie ricopre per la stabilità del nostro sistema sanitario. L’impegno dei giovani è evidente, a dimostrazione delle campagne e delle proposte che, come associazione, abbiamo portato e continueremo a portare avanti. Tuttavia, e i numeri parlano chiaro, è necessario agire per far sì che la donazione non rimanga un gesto fine a sé stesso, ma che sia ripetuto con regolarità nel corso del tempo. Chi dona – conclude – così come chi vuole iniziare, deve rendersi conto che la necessità di emocomponenti è costante e che l’autosufficienza può essere garantita solo programmando e prenotando le donazioni con regolarità».